Spese legali all’assolto: un primo passo

Con il voto del Senato sulla legge di bilancio è definitivamente approvata la norma che prevede il contributo alle spese legali per l’imputato assolto. Ora il Parlamento proceda con la separazione delle carriere per garantire l’effettiva terzietà del giudice e con la reintroduzione della prescrizione per impedire il processo infinito. Il documento della Giunta.

Con l’approvazione della legge di bilancio è introdotto nell’ordinamento l’articolo 177 bis del codice penale, che prevede un contributo dello Stato alle spese legali in favore dei cittadini già imputati in un procedimento penale ed assolti con formula piena in via definitiva.

È una scelta normativa da valutarsi positivamente e che premia l’iniziativa dell’On. Enrico Costa, alla quale hanno aderito gli On. Annibali, Lupi e Bartolozzi. Il processo penale rappresenta, infatti, per il cittadino non solo un patimento sotto il profilo morale e sociale, ma è spesso foriero di gravi conseguenze economiche. Finalmente l’ordinamento stabilisce che all’imputato assolto spetta un ristoro, seppure sotto il profilo di un parziale rimborso delle spese legali, da parte dello Stato che ne ha riconosciuto l’innocenza.  È un importante segnale di coerenza con i principi costituzionali che tutelano il diritto di difesa e il giusto processo.

I fondi stanziati a finanziamento del rimborso per il cittadino assolto e il meccanismo previsto dalla legge ne renderanno tuttavia l’attuazione poco più che simbolica. Non possono essere, infatti, condivise né la scelta di prevedere il rimborso in tre rate annuali né la fissazione del limite massimo in € 10.500,00. Si tratta di una inopportuna sottovalutazione della prestazione del difensore nel processo penale che limita fortemente l’obiettivo perseguito.

Dunque, se da un lato è necessario ampliare e rafforzare le norme che prevedono il ristoro patrimoniale del cittadino dalle conseguenze ingiuste derivate dal processo penale, dall’altro occorre dare effettiva attuazione e concreta applicazione alla normativa che prevede la responsabilità del magistrato allorquando l’ingiustizia della decisione sia a lui addebitabile.

Va, in ogni caso, sottolineato con soddisfazione come la nuova disciplina sia segno di una generale consapevolezza della necessità che lo Stato si faccia carico anche del sacrificio individuale imposto al cittadino innocente.

Per realizzare compiutamente lo schema del rito accusatorio, però, sono necessari interventi sistematici quali la separazione delle carriere tra il magistrato giudicante e il magistrato inquirente, unico strumento per garantire l’effettiva terzietà del giudice.

Nelle prossime settimane il Parlamento è chiamato a mettere mano a riforme del sistema processuale non coerenti con la scelta che oggi positivamente sottolineiamo. Le proposte governative contenute nel disegno di legge in discussione sono ispirate a logiche di mera efficienza che si risolvono nelle ennesime erosioni delle garanzie difensive ancorché tutti gli operatori avessero sottolineato la necessità di procedere con una seria depenalizzazione, il rilancio dei riti alternativi, la previsione di regole stringenti a presidiare l’esercizio dell’azione penale per evitare il processo in tutti quei casi in cui la prova mostri, sin dall’esito delle indagini, una capacità di tenuta insufficiente.

È prima di tutto necessario recuperare i principi di civiltà del diritto penale liberale e reintrodurre una seria e garantista disciplina della prescrizione. Vanno respinti i tentativi di depotenziamento e di burocratizzazione del sistema delle impugnazioni. Le riforme processuali, infine, devono essere accompagnate da riforme ordinamentali in grado di superare la separatezza e l’autoreferenzialità dell’organizzazione della Magistratura italiana, predisponendo nuovi percorsi di reclutamento e di formazione, stabilendo parametri di carriera ancorati al merito e alla verifica dei risultati professionali.

Questo sarà l’impegno dell’Unione nei prossimi mesi.

Roma, 30 dicembre 2020

La Giunta

Eletto il nuovo Ufficio di Presidenza del Consiglio delle Camere Penali

Sabato 19 dicembre si sono svolte le votazioni per l’elezione del nuovo Ufficio di Presidenza del Consiglio delle Camere Penali.

Presidente: Avv. Roberto D’ERRICO, Presidente della Camera Penale di Bologna

Vice presidente: Avv. Fabio FERRARA, Presidente della Camera Penale di Palermo

Segretario: Avv. Laura ANTONELLI, Presidente della Camera Penale di Pisa

Mercatino di Natale della Prometeo Onlus

Cari amici,
Nonostante le difficoltà del momento, come ogni anno – anche quest’anno- i ragazzi detenuti che aderiscono ai programmi rieducativi dell’associazione  Prometeo Onlus si sono impegnati nel realizzare tanti manufatti in legno e stoffa da proporre in occasione del consueto mercatino di Natale. 
Il mercatino dei prodotti sarà aperto presso la chiesa di Santa Caterina da oggi fino a mercoledì dalle 15 alle 18 (Entrare e seguite la freccia verde) ad ogni modo viste le restrizioni in atto, abbiamo comunque pensato di aiutare i nostri volenterosi ragazzi organizzando una vendita on line. 
Vi alleghiamo pertanto le foto di alcuni prodotti a voi riservati con il listino prezzi: potrete scegliere quello che volete e mandarci un messaggio o una email con la lista dei prodotti, il vostro nome cognome e indirizzo di studio, ci cureremo di inoltrarla ai volontari che prepareranno i vostri ordini e si coordineranno con voi per la consegna e il pagamento.
Vi chiediamo di essere “generosi” perché i fondi ricavati da  questa iniziativa saranno destinati alla ristrutturazione della cascina  di accoglienza e “pazienti” perché tutto quello che vedete e’ stato realizzato interamente a mano e con le medesime mani verrà organizzata e coordinata la vendita.
Saremo lieti di fare da tramite e sostenere questa meritevole iniziativa.
Confidiamo in voi !
Per il direttivo,

il segretario Serena Caputo

LEZIONE DEL 17.12.2020: “I REATI IN MATERIA URBANISTICA ED EDILIZIA, CENNI SUI REATI AMBIENTALI”

Buongiorno amici,
Vi segnaliamo il prossimo evento della scuola a cui potrete iscrivervi inviando una email alla scuola e che e’ previsto per il prossimo giovedì 17.12.
L’evento darà diritto a 3 crediti.
Vi aspettiamo numerosi!
Per il direttivo, il segretario Serena Caputo

Giudizio di Appello e Camere di Consiglio da remoto: la lettera dell’Unione al Ministro della Giustizia

Ill. Signor Ministro della Giustizia

On.le Alfonso Bonafede

Signor Ministro,

dopo l’ultima, recente nostra interlocuzione sulle norme del decreto- legge “Ristori 2”, ritengo utile ribadire le pressanti ragioni delle modifiche da noi proposte in quella occasione.

Mi riferisco in particolare alle norme che, seppure nella sola eccezionale contingenza pandemica, consentono ai giudici dei Collegi di Corte di Appello di celebrare le Camere di Consiglio da remoto quando il difensore scelga di non chiedere la trattazione del processo in aula.

Come abbiamo da subito denunziato, consentire una simile assurdità equivale a sancire di fatto la natura puramente apparente del giudizio collegiale, per la ovvia ragione che la lontananza dalla Cancelleria della sezione farà sì che solo il relatore avrà la disponibilità degli atti (e nei casi di più impegnativa dimensione, nemmeno lui!).

Non sappiamo chi sia stato il suggeritore di questa -lo ripeto- autentica assurdità; ma vorremmo si riflettesse almeno, se si vuole rimanere indifferenti alle questioni di principio e di sistema, sulle concrete conseguenze che il mantenimento di questa norma avrà perfino rispetto alle finalità emergenziali del Ristori 2.

Posto infatti che un difensore appena coscienzioso e rispettoso degli interessi del proprio assistito non potrà mai consentire che un simile scempio si compia, il risultato che si otterrà è che la gran parte di noi si vedrà costretta a chiedere la trattazione orale anche quando avrebbe potuto valutare di farne a meno. Un classico caso di eterogenesi dei fini: si vuole ottenere la riduzione delle presenze fisiche nelle aule, raggiungendosi il risultato esattamente contrario.

Da ultimo, mi pregio di allegarle il testo di un recente protocollo sottoscritto a Roma tra la locale Camera Penale a la Presidenza della Corte di Appello, nel quale si sancisce che mai, in ogni caso, le Camere di Consiglio saranno celebrate da remoto. Parliamo della più grande Corte di Appello d’Italia, e sono certo che presto seguiranno altre iniziative analoghe. A conferma che certe forzature ideologiche, volte a seminare -con il pretesto della pandemia- velenosi anticorpi negli attuali assetti costituzionali del processo penale, sono estranee alla cultura della giurisdizione di larga parte della magistratura italiana.

Mi lasci esprimere l’auspicio che quanto prima il governo voglia emendare questa insensata e pericolosa norma, condividendo la esigenza che, anche in tempi di emergenza sanitaria, sia possibile raggiungere l’obiettivo comune di una forte riduzione delle presenze fisiche nelle aule, senza mettere in discussione gli intangibili principi della collegialità e della segretezza del giudizio in camera di consiglio.

Con viva cordialità.

Roma, 30 novembre 2020

Il Presidente

Avv. Gian Domenico Caiazza